Teatro

ETRUSCHI. Le antiche metropoli del Lazio

ETRUSCHI. Le antiche metropoli del Lazio

La mostra racconta e descrive l'eccellenza della civiltà etrusca del Lazio attraverso lo straordinario sviluppo dei suoi principali centri urbani: Veio, Cerveteri, Vulsci e Tarquinia, città che, a partire da più antichi e comuni caratteri, si vanno via via differenziando non solo rispetto alla produzione artistica, ma anche più in generale rispetto agli orientamenti culturali e di culto, agli stili di vita, alle prassi commerciali. Veio eccelle nella coroplastica, l'arte di plasmare la terracotta. Le piccole statuine dei devoti offerenti si affiancano alle terrecotte architettoniche, il cui fregio geometrico presenta uccelli e un motivo simile alla svastica. Molte le repliche in bucchero, materiale che raggiunge qui i massimi livelli di invenzione e duttilità. A Cerveteri sono state scoperte tombe orientalizzanti principesche appartenenti agli aristocratici d'Etruria: il materiale greco e coloniale giunge in Etruria attraverso una fitta rete e un complesso fenomeno di scambi e commerci, grazie all'opulenza dei ceti aristocratici etruschi che ambiscono ad assimilarsi ad aristocrazie di più lunga tradizione. Fra le oreficerie spicca una straordinaria piastra che veniva applicata al petto in occasione di parate o cerimonie pubbliche, decorata alle estremità da teste femminili e protomi ferine e sull'intera superficie, disposte su più file, 130 piccolissime figure plastiche di animali del repertorio orientalizzante, leoni, grifi, sfingi e chimere. Stupefacente il candelabro di Karlsruhe con la figura di danzatore, come il lebete con animali e figure umane che si affacciano nel bacile. Il servizio di bucchero della camera degli Alari ha decorazioni geometriche e figurative raffinate. Ci si affaccia nella tomba (ricostruita) delle cinque sedie, un vano abbellito come un ambiente domestico: cinque scranni scolpiti nella roccia provvisti di schienale, sostegni laterali e poggiapiedi, su cui siedono cinque statue di terracotta, tre maschili e due femminili (gli etruschi considerano alla pari uomini e donne, solo i romani impongono la tutela maschile per la donna, che non sarà più figura giuridica autonoma), identificati con gli antenati della gens titolare dell'ipogeo, rappresentati seduti, vestiti di tuniche e mantelli, impegnati nel tradizionale gesto della libagione con la mano destra aperta e protesa. Uno dei reperti più straordinari della mostra è l'olpe di bucchero col mito di Medea, un vero e proprio incunabolo sul mito greco: Medea è raffigurata nell'atto di ringiovanire Giasone che esce da un calderone, mentre gli argonauti sono in fila e recano sotto il braccio un drappo. La dipendenza dell'artigianato etrusco dall'esperienza artistica greca risulta evidente già nella produzione di ceramica locale dell'VIII secolo a.C., momento che segna per l'Etruria l'inizio della circolazione di prodotti importati di altissima qualità. Fenici e greci importano vasellame geometrico, potorio e da mensa, di fabbricazione eubeica, cicladica, attica e corinzia. Nel distretto meridionale nascono scuole di ceramiche etrusche geometriche che adottano innovazioni tecniche, come la depurazione dell'argilla al tornio veloce, e motivi decorativi di impronta greca, associando forme vascolari allogene a forme proprie della tradizione indigena. Nei reperti esposti è evidente l'evoluzione nella locale ceramografia etrusco-corinzia; le importazioni di prestigio si mescolano a loro imitazioni. Particolare la sfinge con gli occhi etruschi. Una sezione a parte per il santuario emporico di Gravisca, porto franco in cui i Greci vendono merci prive di dazi. Qui si svolge una particolare cerimonia per le feste notturne e licenziose di Adone il 23 luglio, in cui vengono rivissuti i momenti principali della vicenda del giovane fanciullo conteso fra Afrodite e Persefone. Il culmine avviene sui tetti delle case (vi salgono con scale di legno a pioli), dove vengono ricreati i “giardini di Adone”, realizzati in anfore spezzate piantando erbe di rapida crescita, come lattuga, finocchio, grano ed orzo, per attendere l'arrivo di Adone e la sua “mistica unione” con Afrodite. Il giorno seguente, alla gioia dell'eros, subentrano il dolore e il pianto per la morte del fanciullo e la corrispondente morte della natura, simboleggiata dall'inaridirsi di quei giardini effimeri lasciati volutamente seccare sui tetti. Nelle vetrine doni votivi, rappresentazioni del mito di Adone e del rito e, soprattutto, il monumento funerario con Adone morente. Dal catalogo: “Adone, ormai quasi esanime, (è) disteso su una kline, le braccia abbandonate lungo i bordi del letto, le ginocchia ripiegate, la testa dal volto sofferente rivolta da un lato sugli alti cuscini frangiati. È nudo, se non per i calzari che porta ai piedi e per la clamide che, adagiata sotto il corpo, gli fascia il femore sinistro. Il letto, dai piedi torniti, è addobbato con un alto materasso ricoperto da una pesante coperta che ricade lateralmente in ampie e profonde pieghe. Accucciato sotto la kline, al di sopra di uno sgabello poggiapiedi (anch'esso con i piedi torniti e decorati da appliques a forma di zampa ferina sormontata da protomi umane), un cane, fido compagno di caccia, giace fino al momento estremo accanto al padrone leccandosi le ferite”. Da Tarquinia provengono affreschi dalle tombe della Tarantola, della nave, dei Bruschi; il sarcofago del sacerdote ha la figura scolpita ed affreschi ed è stato realizzato in Grecia e poi importato. Invece la tomba François di Vulsci è ricostruita con immagini parietali dalla tecnica moderna: Achille è raffigurato piegato in basso nel sacrificare un prigioniero troiano; alla scena partecipano personaggi famosi, Agamennone, Aiace. L'ultima sezione mette in luce la forte influenza esercitata dalla civiltà etrusca sul mondo romano quanto a pratiche religiose e simbologie del potere, illustrando continuità e differenze fra le due culture (i costumi etruschi sono considerati dai romani più raffinati). L'esempio è il complesso rituale dell'auspicio, diffuso in tutte le popolazioni italiche, che regola lo svolgimento degli atti fondamentali della vita politica delle comunità tramite l'accertamento del parere favorevole degli dèi, divenendo così strumento indispensabile per l'assunzione e la gestione del potere. Più tardi, alla fine dell'epoca monarchica, si crea la figura dell'augure: esposti il seggio augurale (un trono con la spalliera stondata) ed il liuto (strumento dell'auspicio, variamente rappresentato). L'elmo a punta si accompagna ad oggetti dal forte carico simbolico, destinati a sacerdoti e magistrati, come i dischi corazza ed i carri per il trasporto trionfale dell'urna cineraria, così simili ai Piceni. Inoltre le insegne del potere, che comprendono ascia, fascio (si conferma l'origine etrusca dei fasces), sella curule, armi volutamente inutilizzabili, come le insegne sottratte ai nemici e consacrate come spolia opima. Ad aprire e chiudere la mostra, nell'atrio del palazzo, la ricostruzione in dimensioni originali del portico del tempio di Apollo a Portonaccio (Veio), da cui proviene Apollo, una delle statue più celebri dell'antichità, qui esposta (in originale su un basamento e in copia sopra il tetto, dov'era collocata in origine) insieme a Eracle e Latona col piccolo Apollo in braccio, oltre ad acroteri, cornici, protomi, antefisse e lastrine frontonali. Necessario l'ottimo catalogo, completo nella descrizione dei reperti e con saggi di altissimo valore scientifico e di immediata comprensione. Un opuscolo invita a scoprire le antiche metropoli con visite in situ. Azzeccato l'accostamento tra questa mostra archeologica e le “Visioni interiori” di Bill Viola, videoartista e performer americano che utilizza tecnologie sofisticate ed innovative: al visitatore nelle sale buie appare una vera mostra di pittura non eseguita coi pennelli ma con video ricchi di riferimenti densi alla storia dell'arte per valori cromatici, tonali e luministici. Roma, Palazzo delle Esposizioni, fino al 06 gennaio 2009, aperta da martedì a domenica dalle 10 alle 20, venerdì e sabato chiusura posticipata alle 22,30, lunedì chiuso, ingresso euro 12,50 comprensivo della mostra Bill Viola (biglietto integrato Palazzo delle Esposizioni e Scuderie del Quirinale euro 18,00), catalogo Electa, infoline 06.39967500, sito internet www.palazzoesposizioni.it